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Emma Marinoni e Andrea Randisi

Il femminile in Dune: destino e tragedia

L’idea centrale della saga letteraria di Frank Herbert è, per parafrasare un noto politico italiano, che il potere logora. Nel destino di Paul Atreides c’è un potere logorante e violento. Quell’ineluttabile destino, specialmente sotto la lente di Villeneuve, si cristallizza nelle figure femminili, come Lady Jessica e le Bene Gesserit, che rappresentano il catalizzatore dell’elemento deterministico dell’universo herbertiano. Dondolandosi fra femminilità, destino e potere, Dune sembra volerci parlare della condanna a venire logorati da ciò che ci riserva il futuro.



E’ relativamente noto tra i fan di Dune che Frank Herbert non fu particolarmente contento della ricezione del personaggio di Paul dopo la pubblicazione del primo libro: tanto che, come ricorda il figlio Brian Herbert, fu proprio questa sensazione di disappunto a portarlo a scrivere poi Dune Messiah, il secondo di quello che sarebbe diventato poi un ciclo di sei romanzi. L’idea di Herbert, influenzata in particolare dalla sua partecipazione lavorativa precedente a diverse campagne elettorali, era quella di proporre al pubblico una sorta di “cautionary tale” riguardo alle figure messianiche. La percezione di Paul come eroe è quindi, in un certo senso, erronea: a Paul Atreides al limite si addice di più il titolo di eroe tragico. 


Entrambi gli adattamenti cinematografici sembrano favorire la seconda lettura, seppur in modo diverso: se il Paul di Lynch è Amleto, quello di Villeneuve è decisamente più Edipo. Questa diversità reciproca si mostra particolarmente nelle scelte che riguardano il ruolo occupato dai personaggi femminili e quello occupato invece del destino - due elementi che da un certo punto di vista possiamo considerare inestricabili.



All’inizio di Dune, a prescindere dalla versione che scegliamo di considerare, Paul è un personaggio circondato da modelli di riferimento maschili - aderenti il più possibile allo stereotipo della virilità. Il casato degli Atreides, infatti, si distingue dagli altri per le capacità militaresche e di combattimento incredibili dei suoi uomini, gli unici in tutta la galassia a sembrare in grado di sovrastare persino le legioni di Sardaukar dell’Imperatore. A caratterizzare gli Atreides è proprio questo coraggio ai limiti dell’assoluto, la cui eredità costituisce un peso non indifferente per le spalle di Paul: il padre di Leto uccideva tori per sport - passatempo che ha comportato anche la sua fine, ma procurandogli una morte eroica e decisamente maschile. Oltre a Leto, Paul è circondato da una serie di padri putativi che contribuiscono alla sua formazione - ovvero a plasmare l’uomo che sarà: Duncan Idaho e Gurney Halleck, dal punto di vista fisico, Thufir Hawat e il Dr. Yueh da quello intellettuale. La formazione emotivo-intuitiva (ma nettamente la più potente delle tre) arriva invece dalla via delle Bene Gesserit ed è impartita a Paul da Lady Jessica. 


Nell’adattamento di Lynch, Jessica tende a svanire nell’ombra dopo la prima metà del film: il suo destino è condiviso da tutte le figure femminili, dalla Reverenda Madre Gaius Helen Mohiam  a Chani, che si trovano relegate a un ruolo subalterno. L’arco di Paul, in questo caso, si svolge in funzione del maschile: l’accoglienza nella comunità Fremen significa ricevere un nuovo padre putativo in Stilgar, mentre Jessica e Chani sono prive di agency e diventano quindi solo figure da proteggere. La motivazione di Paul è in questo senso “amletica”: salvare la madre, vendicare il padre. Questa scelta (sia stata di Lynch o dello studio che non gli ha garantito il final cut) dipinge Paul come un eroe a tutto tondo, eliminando l’ambivalenza tanto tipica del protagonista del libro.



All’interno del romanzo, l’operato delle Bene Gesserit esplicita una politica di genere: nelle loro pianificazioni di generazione in generazione il sesso biologico dei nascituri occupa un ruolo importante, non solo dal punto di vista politico (come la possibilità di creare matrimoni combinati tra diverse casate in modo da abbinare diverse linee genetiche), ma anche dal punto di vista spirituale: in diversi momenti, sia nel libro che nei film, è implicata una sorta di maggiore forza spirituale per le persone di sesso femminile. Ad esempio, il rituale che rende una Bene Gesserit una Reverenda Madre è il passaggio alla nuova di tutte le memorie di centinaia di donne che hanno ricoperto quel ruolo di generazione in generazione: su Arrakis, ciò avviene tramite il bere l’acqua della vita - ed è considerato letale per una persona di sesso maschile. 



La creazione del Kwisatz Haderach, il risultato finale del progetto operato da generazioni e generazioni di Bene Gesserit, rappresenta il primo momento in cui un uomo riuscirà a fare quello che fanno le Bene Gesserit - e oltre: “a mind that can bridge space and time”. La compresenza maschile e femminile è significativa e necessaria. Prendendo l’esempio della famiglia Atreides, il Duca è considerato pericoloso dall’Imperatore per la sua politica e per la forza dei suoi uomini, mentre Paul è considerato tale dalle Bene Gesserit non come erede di Leto, ma proprio perché figlio di Lady Jessica. 


Nel suo adattamento, Villeneuve mostra di capire appieno la necessità di questa compresenza. Una volta arrivato su Arrakis, le figure di riferimento maschili di Paul spariscono una a una - sostituite da presenze femminili sempre più forti e definite: Chani, da personaggio ricorrente dei suoi sogni a presenza concreta e turbante, Liet-Kynes (l’unico personaggio il cui genere è significativamente stato cambiato rispetto al romanzo) e, ovviamente, Lady Jessica, che abbandona il suo ruolo di sottomessa al marito o al volere della Reverenda Madre Helen Gaius Mohiam per mostrarsi in tutta la sua forza.


La fine della prima parte segna il tramonto del regno indiscusso della mascolinità: per diventare Kwisatz Haderach Paul dovrà rapportarsi con la sua femminilità nella seconda parte. Il cambiamento più significativo apportato da Villeneuve è la riscrittura di Chani rispetto al romanzo originario: da figura di supporto, Chani Sihaya diventa un personaggio di fatto speculare a Paul - nelle visioni di Paul molto spesso è Chani a fare quello che farà lui nella realtà e viceversa. Soprattutto, Chani funziona come figura perché funge anche da esteriorizzazione del conflitto interiore di Paul, del quale possiamo usufruire facilmente all’interno del libro grazie alla focalizzazione interna del narratore, ma che diventa più difficile afferrare osservando solamente gli eventi dipanarsi sullo schermo. 


Il Paul interpretato da Chalamet è più simile a Edipo, soprattutto per l’ineluttabilità del suo destino, caratterizzato anch’esso dalla morte del padre e dalla preponderanza del ruolo della madre. Infatti, a tessere il destino di Paul è soprattutto Lady Jessica: disobbedendo innanzitutto all’ordine delle Bene Gesserit, che le aveva imposto di generare solo figlie femmine, Jessica, apparentemente per fare piacere a Leto, fa nascere un figlio maschio: se all’inizio sembra provare il dubbio che il figlio non superi nemmeno il test del Gom Jabbar, man mano Jessica sembra sempre più convinta di essere la madre del Kwisatz Haderach.



È proprio il personaggio di Lady Jessica che apre una finestra interessante su quello che sembra essere il contenuto filosofico di Dune. Nell’universo di Dune, come è reso evidente da Villeneuve, non sembra esserci niente di vicino al libero arbitrio. Possiamo dire, senza grosso pericolo di venire smentiti, che l’universo di Dune è un mondo profondamente determinista. Paul Muad’dib, forse il personaggio che più sembra avere un qualcosa di simile a una capacità decisionale, lo è solo perché ha il potere della prescienza: può decidere tra diversi futuri e può muoversi tra diverse alternative. Ma per poter raggiungere quella dimensione di prescienza, Paul si ritrova in un percorso di completo abbandono degli stilemi degli Atreides impartiti dai suoi maestri, ovvero il Duca Leto e Duncan. È infatti nell’elemento femminile di Dune che troviamo la capacità di cogliere le fila degli eventi. Questo concetto è espresso dalla materiale brutalità delle Bene Gesserit e di Lady Jessica: è nella capacità di procreazione, più che altro, che si costituisce il vero potere di Jessica e delle Bene Gesserit, poiché è anzitutto grazie al loro potere di controllare il sesso dei loro nascituri che la sorellanza riesce a continuare il suo progetto di produrre il loro capolavoro genetico, il Kwisatz Haderach. Se gli uomini sono vittima degli eventi, come Leto e l’Imperatore, destinati ad una fine già scritta, Paul deve diventare simile ad una Bene Gesserit deve recuperare quell’eredità matrilineare che non lo rende solo Duca, ma Messia di Dune e Kwisatz Haderach. Herbert, e Villeneuve con lui, sembra voler dare un volto femminile a questa forte componente deterministica di Dune.


Di Emma Marinoni e Andrea Randisi

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