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Jacopo Zambelli

Ti infilzeresti gli occhi per amore?

In The Lobster ’universo delle pratiche discorsive, dei buoni costumi e degli schemi relazionali ordinari è ridotto a una sorta di stato di natura, polarizzato tra l’estremo e paradossale autismo e il binomio monogamo folle al punto da perdere ogni valore



Ti infilzeresti gli occhi con un coltello da cucina per non perdere l’amore? La vera forza di The Lobster è rendere questa domanda romantica; sia chiaro, se non rispondi sì, non hai un cuore e ti devi vergognare. E qui, chi il film l’ha visto, e sta leggendo queste parole pensando che tutto sommato sono abbastanza simpatico, ma di certo di cinema non ci capisco un cazzo - come darti torto -, dirà con una voce divertita nella sua brillante testa: “ma il romanticismo te lo sei sognato!” Certo, si mimetizza molto bene tra i corridoi di un albergo per single e un bosco; soprattutto se nell’albergo si commette una strage di brutti, sfigati, depressi e innamorati delusi, mentre nel bosco i “ribelli” risultano essere in realtà suprematisti single, radicalizzati al punto da far sembrare l’individualismo di Nozick erede della destra hegeliana. Insomma, Lanthimos con il solito gioco - che non annoia mai - esacerba fino al ridicolo, al grottesco, e in questo caso, al distopico una dinamica sociale: le relazioni sentimentali. Elemento chiave della narrazione, sino al coltello negli occhi, è l’esasperazione del «chi si somiglia si piglia»: sono zoppo, mi piacciono le zoppe, sono single, mi piace la bellissima ragazza che sta leggendo questo post? – preciso che il secondo esempio non ha alcun riferimento con The Lobster.



Questo meccanismo dell’attrazione per somiglianza regge l’intera trama della relazioni d’amore ritratte. Eppure non è sufficiente a rendere l’assurdità della dimensione interpersonale del mondo creato da Lanthimos. Si ha, infatti, la sensazione che tutti i personaggi si comportino e dialoghino tra loro come Emma Stone nei primi minuti di Poor Things; male. Il risultato è una perenne percezione di straniamento, tra il buffo e l’inquietante, dalla quale persone più serie di me potrebbero trarre discorsi politici molto sensati, che io prontamente approverei. Al contrario, rimango stupito da come quest’atmosfera sia tanto favorevole all’emergere dell’intero spettro delle emozioni umane, in qualche modo eccezionalmente genuine e crude. L’universo delle pratiche discorsive, dei buoni costumi e degli schemi relazionali ordinari è ridotto a una sorta di stato di natura, polarizzato tra l’estremo e paradossale autismo e il binomio monogamo folle al punto da perdere ogni valore. La meraviglia è la particolare poesia che nasce in questo panorama piatto e desolato, freddo nei colori e nei visi; una poesia in cui domina l’iperbole e non esiste climax. Qui il romanticismo, a modo suo. Vedere The Lobster è come ascoltare due bambini che dichiarano, impacciati, di volersi bene, quando in realtà hanno alle spalle cinquant’anni e due divorzi: non ti commuovi, ma quanto sono teneri!


Jacopo Zambelli

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